La Xylella fastidiosa, una gigantesca truffa

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Ieri è stato pubblicato sul blog di Beppe Grillo il mio riassunto della situazione nel Salento – un vero e proprio eco-thriller:

Boschi di ulivi interminabili, terra rossa africana, fogliame scintillante – questo ha reso famoso il Salento, il tacco dell’Italia. In Puglia, ci sono 60 milioni di ulivi, alcuni di loro secolari, nel Salento 11 milioni. Per legge sono inseriti in un catasto, un registro che annota luogo ed età di ogni singolo albero: per ogni ulivo abbattuto ne deve essere piantato un altro.

Fatto sta però che nella regione attorno a Gallipoli alcuni ulivi hanno perso le foglie, rami seccati si protendono verso il cielo, è come se qualcuno avesse sparso il defoliante Agent Orange. E con questo ci si avvicina probabilmente molto alla realtà, perché la presunta invasione dei batteri ricorda la trama di un romanzo poliziesco – come lo hanno scoperto alcuni ambientalisti del Salento.
In ottobre 2013 stampa locale e tecnici della facoltà Agraria di Bari rendono pubblico la notizia della „scoperta“ della xylella fastidiosa nel Salento: un’oscuro batterio avrebbe colpito gli ulivi del Salento, un batterio che sarebbe responsabile per il disseccamento rapido dell’ulivo: il sindrome CODIRO (complesso del disseccamento rapido dell’ulivo) – così informa il CNR di Bari. Gli agricoltori pugliesi si meravigliano: fino ad ora il batterio ha colpito vigne e agrumeti (in California, Costa Rica e in Brasile), ma mai oliveti. Anzi, della Xylella fastidiosa non c’è mai stata neanche una traccia in Europa.
Tutte le altre cause che avrebbero potuto essere all’origine del seccamento vengono escluse. La Xylella sarebbe arrivata con piante infettate (oleandro) importato dal Costa Rica. Visto che erano importate in tutta Europa, ambientalisti e agricoltori si chiedono però: Perché il batterio avrebbe colpito solo nel Salento?

Però non c’è spazio per dubbi: Con grande fretta, quattro zone colpite del batterio vengono individuate nel arco ionico del Leccese (che corrispondono, fatalità, con la zona del boom turistico: Gallipoli etc.) e sono etichettate da “zona rossa”, “zona arancio” e “zona rosa”. Visto che la xylella fastidiosa è un patogeno da quarantena, definita così dalla EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organisation), vengono decise misure drastiche nella “zona focolaio”: Regione, governo e Ue decidono deciso di varare un piano che prevede di sradicare gli ulivi infetti, oltre a quelli sani e ogni pianta nel raggio di cento metri, e lo spargimento di pesticidi, incaricando un commissario straordinario di eseguirlo: il generale della Forestale Giuseppe Silletti. In breve dovrebbero essere abbattuti 600 000 alberi senza la possibilità di piantarli nuovamente visto che si tratta di una infezione di un batterio pericoloso elencato sulla lista dei patogeni da quarantena. Sette tipi di pesticidi devono essere applicati – di cui alcuni sono stati già ritirati dal mercato come velenosi – ma chi si rifiuta deve pagare una multa di 1000 Euro. Per ogni albero abbattuto vengono pagati prima 146, poi 261 Euro di risarcimento.

Giornalisti di tutto il mondo fanno il pellegrinaggio nel Salento, e dalla Neue Züricher Zeitung fino alla New York Times riferiscono unisono quello che dicono gli “scienziati”. Uno degli ambientalisti che non crede all’emergenza Xylella, è l’agricoltore biologico Ivano Gioffreda, che fa parte di una cooperativa di agricoltura organica “Spazi popolari” – una iniziativa per la difesa del Salento. Lui è riuscito a salvare ulivi seccati con mezzi tradizionali: rame, calce e potatura. Ma nessuno degli responsabili e scienziati per il piano “emergenza Xylella” gli da retta, anzi. Neanche quando la commissione agricola parlamentare fa notare che vede le ragioni per il disseccamento piuttosto nell’eccessivo uso di pesticidi e fungici e nella potatura abnorma in estate – pratiche molto diffuse nel Salento: tanti agricoltori distruggono le “erbacce” sotto gli ulivi, perché non raccolgono gli ulivi dall’albero, ma quando sono caduti per terra, rastrellandoli. Anche queste osservazioni non hanno nessun effetto.

C’è solo un fatto sicuro: la regione di emergenza Xylella è identica con il centro turistico del Salento. Da quando il Salento è stato scoperto dal turismo, una gran parte della costa sta sotto tutela ambientale, e gli speculatori vogliono infiltrarsi nell’entroterra. Però i complessi alberghieri, campi da golf, superstrade, centri commerciali, luoghi di vacanza possono essere costruiti solo se gli ulivi protetti sono eliminati – cosa estremamente difficile – se non si tratta di un batterio da abbattere drasticamente.
Alcuni ambientalisti scoprono che già nel 2010 c’era un workshop tenutosi allo IAM (Istituto agronomico mediterraneo) di Bari nel 2010 sulla xylella fastidiosa e l’indicazione di un eventuale quarantena. Tra i relatori anche i massimi esperti di Xylella, Alexander Purcell e Rodrigo Almeida dell’università di Berkeley.
In aprile 2014 parte il loro esposto alla procura di Lecce.La procura comincia ad indagare: Sono dieci i nomi che sono stati iscritti sul registro degli indagati. Tra loro, oltre a funzionari della Regione Puglia, ricercatori del Cnr e dello Iam e componenti del Servizio Fitosanitario centrale, c’è anche Giuseppe Silletti, comandante regionale del Corpo Forestale, nelle vesti di commissario straordinario per l’emergenza fitosanitaria. Rispondono dei reati di diffusione colposa di una malattia delle piante, inquinamento ambientale colposo, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali.

Indagando per una possibile diffusione colposa del batterio, i magistrati scoprono un thriller: gravi irregolarità per quanto riguarda l’introduzione degli organismi patogeni – uno degli scienziati ha portato il materiale persino nel suo bagaglio a mano – e nessun protocollo sulla distruzione del materiale infetto. visto che sono stati anche denunciati episodi di persone in “tuta bianca” che giravano negli oliveti: Dal 2010 sono stati fatti “esperimenti non autorizzati” con pesticidi, a partire da 2013 anche ufficialmente con il best-seller di Monsanto: “Round up”, un glifosato dichiarato nel 2015 dalla WHO come “probabilmente cancerogeno”.

Dopo l’applicazione di Round up, una pianta muore nel giro di 10 giorni. Dov’erano i “campi di sperimentazione” – la Procura non ha avuto nessuna risposta.

Poi: L’università di Bari faceva parte anche del progetto di ricerca “Olviva” sullo sviluppo delle colture superintensive – e sarà un caso che alla fine, chiuso il progetto “Olviva” nel 2011 c’erano le prime segnalazioni di disseccamento degli ulivi. E gli stessi tre ricercatori dell’università di Bari del progetto “Olviva”, sostenitori delle colture superintensive avevano una mera “intuizione” di indagare fine agosto 2013 sulla presenza della Xylella.

Poi: Alcuni protagonisti dell’emergenza Xylella hanno formalizzato un accordo con Agromillora Research SL (centro privato di ricerca e sviluppo del multinazionale agronomico spagnolo) sullo sviluppo di nuove specie di ulivi, aggiudicandosi 70 per cento delle royalties sul fatturato annuo derivante dallo sfruttamento del brevetto.
In dicembre 2015, la procura di Lecce ha sequestrato le ulivi destinati da abbattere. Nel frattempo è stato noto che la Xylella era presente nel Salento probabilmente già da decenni. Almeno così a lungo per sviluppare variazioni genetiche. Però non c’è neanch’una prova che sia responsabile per il disseccamento degli ulivi. Anzi, come dice il procuratore di Lecce, Cataldo Motta: “Se c’è qui un ulivo disseccato che non è stato colpito dalla Xylella e, a due metri c’è un altro ulivo sano in cui la Xylella è presente – vuol dire che c’è qualcosa che non va nella presunta emergenza Xyella.”

Per quanto riguarda l’olio di oliva extravergine della raccolta 2015: è il migliore in tutta la storia del Salento. Perché tanti agricoltori hanno raccolto per la prima volta le olive con la mano dall’albero.

2 Kommentare

    1. Non credo. Anzi. Aggiungo questo:

      COMUNICATO STAMPA DI PEACELINK

      Antonia Battaglia, rappresentante Eu di Peacelink, Nicola Grasso, Professore di Diritto Costituzionale, e Ivano Gioffreda, rappresentante di Spazi Popolari, hanno ricevuto una lettera dal Commissario Europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis in risposta alla lettera inviata dagli stessi il 4 maggio scorso, nella quale si sottolineava che le decisioni europee, prese sulla base dei soli studi scientifici del CNR di Bari, adottati dall’EFSA, non garantivano l’imparzialità necessaria per assicurare decisioni di grandissima portata e impatto sull’ecosistema e sul futuro della Regione Puglia.

      Il Commissario Andriukaitis conferma, in quest’ultima missiva, che la Commissione ha adottato e rinforzato le misure di contrasto alla Xylella fastidiosa grazie al fatto che informazioni scientifiche e tecniche rilevanti si siano rese disponibili. Si tratta, infatti, dei più recenti emendamenti alla Decisione EU 789/2015, adottati in due date successive: il 17 dicembre 2015 (EU 2015/764) e più di recente il 12 maggio 2016 (EU 2016/764).

      “Sono certo che siate a conoscenza delle dettagliate opinioni scientifiche rese disponibili dal Panel sulla Salute della Piante di EFSA, sin dalle prime avvisaglie dell’epidemia nell’ottobre 2013”, scrive Andriukaitis.

      Le misure di eradicazione e di contenimento del batterio, così come specificate nella Decisione EU 789/2015, sono basate sullo studio della letteratura scientifica più aggiornata, studio messo a disposizione da EFSA a gennaio 2015 e confermato, su richiesta della Commissione stessa, dall’ancora più recente Opinione Scientifica del 31 marzo 2016.

      “A tale riguardo -scrive il Commissario- posso confermare che la trasparenza è parte della procedura di appalto per affidare a terzi il progetto pilota dell’EFSA sulla gamma di piante ospiti del ceppo pugliese di Xylella fastidiosa, cui si fa riferimento nella vostra lettera.”

      La Commissione, conclude la lettera, è al corrente dei procedimenti giudiziari in corso in Italia e ne acquisirà le date conclusioni quanto prima. “E’ mio compito, infatti”- scrive il Commissario- “assicurare il rispetto della legislazione europea in materia e di salvaguardare il territorio dell’Unione Europea da un’ulteriore diffusione di questa pericolosa peste, garantendo allo stesso tempo l’agricoltura e l’ambiente.”

      Battaglia, Grasso e Gioffreda si dicono allarmati da questa ennesima presa di posizione netta del Commissario Andriukatis, che difende i risultati degli studi sui quali si basano i diversi pareri EFSA e di conseguenza le decisioni comunitarie, studi realizzati da un solo centro di ricerca. Tali risultati sono contenuti nello Studio EFSA del 29 marzo 2016, basati su un “External Scientific Report” realizzato dal CNR di Bari, di cui alcuni membri sono indagati dalla Procura di Lecce nell’ambito dell’affaire Xylella.

      In merito, è utile ricordare la Sentenza della Corte di Giustizia EU del 9 giugno scorso, resa su richiesta del TAR del Lazio:

      “La Commissione può obbligare gli Stati membri a rimuovere tutte le piante potenzialmente infettate dal batterio Xylella fastidiosa, ancorché́ non presentanti sintomi d’infezione, qualora esse si trovino in prossimità delle piante già infettate”,

      La Corte, pero’, specifica anche che:

      “La Corte sottolinea, inoltre, che, sebbene i pareri scientifici non abbiano dimostrato l’esistenza di un sicuro nesso causale tra il batterio Xylella e il disseccamento rapido degli ulivi, risulta però da questi stessi pareri che esiste una correlazione significativa tra tale batterio e la patologia di cui soffrono gli olivi. Il principio di precauzione può dunque giustificare l’adozione di misure di protezione, come la rimozione delle piante infette, e ciò quand’anche sussistano incertezze scientifiche al riguardo.”

      E, al punto 82 della Sentenza, che:

      “Tuttavia, occorre ricordare che,…, se la situazione dovesse evolvere nel senso che l’eradicazione del batterio Xylella non impone più, sulla scorta di nuovi dati scientifici pertinenti, di procedere alla rimozione immediata di tutte le piante ospiti in un raggio di 100 metri attorno alle piante infette, spetterebbe alla Commissione… modificare la decisione di esecuzione 2015/789 ovvero adottare una nuova decisione, al fine di tener conto, nel rispetto dei principi di precauzione e di proporzionalità, dell’evoluzione sopraindicata.”

      Si chiede pertanto alla Commissione e al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali di allargare la ricerca sulla Xylella a 360 gradi, uscendo dalla logica di chiusura che ha prevalso fino ad ora e che, grazie anche a decisioni europee e delibere ministeriali, ha identificato in un solo istituto scientifico la chiave di volta della soluzione e ha garantito l’appannaggio della ricerca a pochi scienziati.

      E’ grave constatare, inoltre, che al momento non si conosca neanche il numero di piante effettivamente colpite dal batterio.

      Che la Commissione Europea ed il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, con la Regione Puglia, aprano alla ricerca e a ricercatori di tutto il mondo, in modo da arrivare a certezze scientifiche al momento inesistenti su una questione che tocca il futuro della Regione Puglia.

      Antonia Battaglia, Portavoce EU di Peacelink
      Nicola Grasso, Professore di Diritto Costituzionale,
      Ivano Gioffreda, Rappresentante di Spazi Popolari

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