Quando si spengono i riflettori su “la Bestia”

DI PETRA RESKI, Venezia, 29 agosto 2019

Per il momento il ministro dell’Interno Matteo Salvini appartiene alla storia. A causa della sua tracotanza, l’uomo che ha fatto della battaglia contro il Mediterraneo e l’immigrazione il suo marchio di fabbrica ha finito col fare fiasco. La superbia è considerata un peccato mortale, soprattutto in Italia.

 

Oggi (il 29 agosto, per i lettori di Cicero) dal Parlamento italiano si è levata la fumata bianca dopo che il Capo dello Stato Mattarella ha incaricato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di formareilgoverno – trai Cinque Stelle e il Partito Democratico. Un’alleanza che fino a meno di un mese fa era tanto improbabile quanto un tatuaggio sul braccio di Angela Merkel.

 

Mentre sui quotidiani italiani impazza il totoministri, il leggendario padre fondatore dei Cinque Stelle, Beppe Grillo, inveisce contro la “poltronofilia” che soltanto parzialmente possiamo tradurre con “attaccamento alla poltrona”. Questi chiede che le poltrone dei ministri non vengano occupate dai politici, ma da persone che si distinguono per le loro specifiche competenze. In Italia sarebbe una rivoluzione.

 

I media che simpatizzano per il Partito Democratico

 

Il più grande merito della crisi del governo italiano è che non si viene più bombardati con Salvini: con i suoi tweet, i suoi post su Facebook e i suoi video – imbastiti a intervalli di qualche minuto l’uno dall’altro dai suoi addetti alla comunicazione che si fanno chiamare con il raffinato nome di “la Bestia”.

 

In realtà, a ringalluzzire il segretario della Lega non ci hanno pensato solo la Bestia e i suoi complici, il partito di ultradestra Fratelli d’Italia e il fatiscente partito di Berlusconi, Forza Italia, ma anche e soprattutto i media che simpatizzano per il Partito Democratico – giacché i democratici ne hanno bisogno come spauracchio. Tuttavia sortendo, come si è potuto vedere con il successo elettorale alle Europee, l’effetto contrario: Salvini non avrebbe potuto desiderare più pubblicità.

 

A Salvini è costata cara la sua superbia

 

In seguito, però, sono entrati in gioco l’estate e il fattore umano: Salvini che bacia il rosario, Salvini che in spiaggia canta a squarciagola l’inno italiano, Salvini che pretende per sé pieni poteri. A quel punto, la questione Salvini era già chiusa. Nulla, infatti, unisce di più gli italiani in perenne disaccordo che il ciclico astio verso i protagonisti della casta politica che si macchiano di megalomania. Bettino Craxi, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi lo hanno provato sulla loro pelle. A Salvini è costata cara la sua superbia.

 

I seguaci settentrionali della Lega sono rimasti delusi, giacché Salvini non è riuscito a far passare la promessa autonomia delle Regioni, né la riforma fiscale. A lungo andare non si sono lasciati abbindolare dai selfie con i nigeriani nudi. Gli elettori cattolici, a loro volta, hanno trovato indecente come abbia costantemente agitato il rosario e non si sia fatto scrupoli a fare abuso della Madonna per la sua campagna elettorale permanente.

 

L’irrisolto affaire Russia

 

Alcuni fan di Salvini, forse, avrebbero potuto continuare a ignorare la questione dei 49 milioni che la Lega deve allo Stato italiano per aver disposto indebitamente dei finanziamenti pubblici ai partiti. Se solo non fosse stato arrestato un consulente di Salvini per l’energia eolica sospettato di aver favorito la mafia e che grazie al capo della Lega aveva imposto la nomina di un sottosegretario. E, in ogni caso, c’è stato anche l’affaire, ancora irrisolto, della Russia – secondo cui durante un incontro a Mosca la Lega ha incassato finanziamenti per la campagna elettorale che ammontano a svariati milioni.È così che l’aura di Salvini ha iniziato a sgretolarsi.

A quel punto, il leader della Lega ha pensato di giocarsi la carta della crisi di governo. Ma non gli è andata molto bene. Quando su Twitter ha pubblicato una foto che lo ritraeva seduto tra le piante delle zucchine, tutto era già chiaro. La foto è stata entusiasticamente condivisacon l’ashtag #OrtiChiusi: una bella parodia dell’hashtag preferito di Salvini, #PortiChiusi. Dopo pochi istanti, inoltre, sui social network girava una foto che mostrava Grillo con un’enorme testa di cartapesta mentre stava in agguato dietro un’aiuola. Il resto è storia.

 

L’idiozia del secolo

 

Neppure ritirare la mozione di sfiducia nei confronti di Conte e offrire al leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, la poltrona di Presidente del Consiglio è servito a qualcosa. Il direttore del quotidiano di Berlusconi Il Giornale, Vittorio Feltri, ha twittato su come Salvini abbia commesso l’idiozia del secolo e debba pagarne le conseguenze. Presumibilmente perfino i boss della mafia, noti per essere persone estremamente pragmatiche, si saranno domandati a chi devono la colpa per aver puntato su un ronzino così fiacco.

 

Gli indici di gradimento di Salvini nei sondaggi si sono liquefatti come i cubetti di ghiaccio nel suo mojito. Perché la situazione rimanga tale, i Cinque Stelle e il Partito Democratico devono raggiungere un accordo entro massimo due settimane. Difficile, ma non impossibile. Dopotutto, hanno più punti di convergenza che i Cinque Stelle e la Lega. Se Renzi non avesse dichiarato il suo no alla coalizione, l’accordo avrebbe potuto essere raggiunto prima.

 

Festeggiarono tutti tranne i Cinque Stelle

 

Anche alle elezioni del 2013 i Cinque Stelle sarebbero stati disposti a governare con il Partito Democratico, se questo avesse votato per Rodotà come Presidente della Repubblica. Rodotà era un giurista indipendente a cui va il merito di aver fatto risorgere i democratici di sinistra dalle macerie, allora ancora fumanti, lasciate dalla caduta del muro di Berlino e dal collasso del sistema partitico all’inizio degli anni ‘90.

 

Visto che al tempo i Cinque Stelle erano considerati dei lebbrosi, malgrado il loro successo elettorale conseguito con oltre il 25 per cento dei voti, il Presidente uscente Napolitano fu riconfermato nel suo incarico. Nel Parlamento italiano scattarono le ovazioni. Tutti, tranne i Cinque Stelle, festeggiarono per la sua rielezione. Vedere così contento Berlusconi, in molti italiani provocò una sensazione simile a quella di quando ti strappano una per una le unghie dei piedi. Ora sono i media ad avere il problema più grande, poiché tanto in Italia quanto in Germania hanno costantemente descritto i Cinque Stelle come la peste bubbonica. Adessotocca remare un po’ di più. Ma si sono rivelati sempre molto agili.

Traduzione dal tedesco di Stefano Porreca

L’articolo originale è uscito qui.