L’altro giorno sono stata al cinema, ho visto il film “The Post” e mi sono sentita così nostalgica che avrei voluto baciare tutti quei colleghi che consideravo arroganti e pieni di se quando, finita la scuola del giornalismo, ho cominciato a lavorare allo STERN.
Ok, ora si potrebbe dire: Va bene, il film è sempre un’americanata e non fa altro che glorificare un settore morente. Inoltre: Tom Hanks va sempre bene come eroe, e la maniera in cui Meryl Streep ripiega i suoi occhiali è unica.
Ma ancora ieri ho dovuto pensare al film quando ho visto nella Süddeutsche Zeitung la foto dei vertici della Süddeutsche Zeitung – le firme più importanti del giornale seduti non sulle ginocchia ma quasi di Sigmar Gabriel, ministro degli esteri.
Certo, si trattava di una causa importante, anche buona, la liberazione del giornalista Deniz Yücel. Sotto questa ottica, i colleghi probabilmente si sentivano al sicuro, da parte dei giusti. Ma – per fortuna – ci sono critici di media che non si accontento di denigrare il giornalismo dei giornali scandalistici tedeschi. L’autore Michael Meyen scrive nel blog dei media:
Un’immagine vale più di mille parole. Il ministro degli Esteri in un giro amichevole di giornalisti. Per eliminare ogni dubbio, la Süddeutsche Zeitung ne ha scritto una pagina intera sacrificando il suo fiore all’occhiello, la famosa pagina 3. Un’enorme pubblicità per Sigmar Gabriel. Il ministro ha pagato con alcune informazioni privilegiate e cosi ha potuto comprare il giornalismo stesso.
Mi ha sfondato una porta aperta. Perché il giornalismo era, se ho capito bene, pensato ad affrontare i potenti. E per cui sarebbe solo logico di chiedere di rendere pubblico chi partecipa alle cosidette “conversazioni di approfondimenti, ovvero gli incontri tra politici e giornalisti di cui il contenuto non è destinato alla pubblicazione – e far saltare i cosidetti „circoli ben informati“. Forse sarebbe una buona idea di rendere pubblico anche quale giornalista appartiene a quale partito e a quale think-tank in modo che il lettore sappia dove soffia il vento?
Gli intrallazzi tra giornalisti e politici hanno avuto come effetto che sempre meno lettori sentono ancora il bisogno di comprare un giornale. Per quanto riguarda l’informazione sull’Italia, non si legge nient’altro di quello che Merkel, Gabriel, Schulz (o precedentemente Schröder, Steinbrück, o chiunque era in prima fila) pensano dell’Italia. Se uno legge la Süddeutsche o DIE ZEIT, non saprà sull’Italia, ma tutto su cosa noi tedeschi dovremmo pensare dell’Italia.
Vi ricordate la Grecia? La copertina di Focus, l’Afrodite con il dito medio? Era un caso paragonabile. Fino ad oggi, difficilmente un tedesco sa che il presunto salvataggio della Grecia era in realtà un salvataggio delle banche tedesche e francesi. Invece ogni tedesco sa che i greci vivono a credito degli altri, e vorebbero essere nutriti da noi. Ed così funziona anche l’immagine italiana nei media di qualità.
Peccato. Soprattutto ora, al tempo delle elezioni in Italia (le quali purtroppo noi tedeschi non potevano evitare e nemmeno la caduata di Matteo Renzi – tanto amato dai media tedeschi. Peccato perché in questo caso anche la Germania avrebbe potuto imparare qualcosa dagli Italiani. Almeno per quanto riguarda la caduta della sinistra (se vogliamo ancora chiamarla così) – in questo caso la SPD. In Italia il PD viene punito per l’inciucio con Berlusconi (praticamente la grande coalizione all’italiana) – che, dopo le elezioni, preferibilmente dovrebbe continuare. E anche per i tedeschi sarebbe anche la politica migliore. Praticamente nessuna alternativa. Berlusconi non è più un problema, è più importante abbattere il movimento cinque stelle.
Conosco già a memoria gli articoli tedeschi sul movimento cinque stelle. Sempre lo stesso schema: cercare su google qualche informazione sul M5s pubblicata da Repubblica + Corriere + Messaggero + Stampa, mescolarlo bene, arricchire tutto con pochi tocchi di interviste con alcuni dissidenti eroici del Movimento Cinque Stelle ( „le voci critiche“), se necessario anche con un parlamentare cinque stelle, se non si è riuscito intervistare Grillo stesso, e far capire dopo un colloquio di un’ora con il deputato cinque stelle che non ha detto nulla di significativo. (Ed è da sperare che l’inviato ha almeno mangiato bene visto che questo è l’unico motivo per andare in Italia.)
Un altro collega, il coraggioso corrispondente della Süddeutsche Zeitung, ha incontrato il sindaco cinque stelle di Marino, una cosiddetta ricerca a lungo termine. Però visto che non è riuscito a riferire qualcosa di negativo („noioso“) su questo sindaco, ha dovuto accontentarsi dei soliti attacchi a Virginia Raggi: „Mai la città era peggio governata che da Virginia Raggi: Un vero disastro, arbitrario, una solita roulette „.
Mi chiedo solo: Con cosa lo giustifica? Per trennt’anni la città era in mano prima dei neofascisti, poi governato dal PD (Partito Renzi), in tutta armonia con la mafia – un eredità laquale Virginia Raggi cerca di eliminare. Negli ultimi 30 anni nei media di qualità tedeschi non si è mai spesa una stata parola sulla corruzione romana. Gli attacchi a Virginia Raggi tuttavia, si trovano in maniera copia&incolla nei media tedeschi in una tale frequenza che uno potrebbe pensare che si trattasse una serial killer.
E nonostante tutti gli sforzi, i media tedeschi non potevano impedire il cinque stelle partito dventasse il più grande partito in Italia. Praticamente il peggior caso, visto che gli italiani voteranno il 4 marzo. Il che mi ricorda, quello che ho scritto (sì, non c’è niente di meglio che citarsi stessi!) dieci anni fa:
“I miei colleghi tedeschi mi chiedono: Come può essere che l’unica seria opposizione in Italia consiste da un comico, un filosofo, un giornalista e un ex procuratore? E dico: l’Italia è un paese il cui parlamento ha 70 deputati condannati. Ma è anche un paese in cui milioni di italiani vanno in strada per manifestare contro il governo di questi parlamentari condannati.”
All’epoca Grillo aveva già la mia simpatia, proprio come Marco Travaglio, il giornalista, il filosofo Paolo Flores D’Arcais e l’ex pubblico ministero Antonio di Pietro. E in tutti questi anni ho visto come i diritti degli italiani sono stati calpestati dai partiti – finanziati dalla mafia (Berlusconi) o in perfetta armonia con lei (il PD di Renzi). Per questo motivo il movimento cinque stelle si presenta come unica alternativa seria.
È l’unico partito che ha rinunciato a 48 milioni di euro di finanziamento per i partiti. Il parlamentari M5s hanno tagliato le loro indennita – e alla fine della legislatura, i 130 parlamentari del movimento hanno pagato 23 milioni di euro in un fondo per piccole e medie imprese, grazie al quale sono stati finanziate 7000 start-up. E se adesso viene fuori (aspetto che viene diffuso in Germania, in copia & incolla dalla stampa governativa italiana) che sette o otto dei 130 parlamentari cinque stelle non si sono tagliati il loro stipendio – bisogna dire che non hanno fatto altro che tutti gli altri parlamentari italiani, vale a dire quello di godersi i loro lauti stipendi. A differenza però alle altre partiti, i parlamentari cinque stelle che violano i principi del movimento sono stati cacciati, e non avranno un altro mandato.
Certo, c’erano anche delusioni tra i parlamentari cinque stelle. Ma la differenza consiste ancora nel fatto che la corruzione e la vicinanza alla mafia per i parlamentari cinque stelle non sono una lettera di raccomandazione.
E fintanto che questo non cambia, hanno la mia simpatia.
(Traduzione mia del mio post con il gentile sostegno dei Sturmtruppen)