Prima ho visto solo il cane. Un gentilissimo labrador che saltava di gioia come se non vedesse l’ora di cominiciare a giocare. Metteva il naso dentro il verde di plastica che decorava il palcoscenico, annusava gli altoparlanti, abbaiava con entusiasmo. Stavo per carezzarlo quando ho notato l’uomo che accompagnava il labrador. Non era uno dei soliti visitatori della Festa dell’Unità, non un operaio vestito da domenica, ma un gigante che sembrava appena uscito di uno studio di body-building. Quando si allontanava con il cane, si è girato. E ho visto la scritta sul t-shirt dell’uomo. DIA. Direzione investigativa antimafia.
Dopo, quando ero seduta sul palcoscenico assieme al procuratore antimafia Antonio Ingroia, pensavo di nuovo al cane. E agli altri uomini della DIA che avevano perquisitato tutta la sala, controllato tra le sedie, sotto il palcoscenico, dietro gli altoparlanti. In cerca dell’esplosivo.
E pure non riesco a trovare normale tutto questo.